Tipi da Università

Relativamente all’inizio del ciclo universitario, esistono due categorie di studente opposte, due poli estremi dell’essere universitario.

La prima categoria è parecchio diffusa fra coloro che fuggono dalle superiori ansiosi di lasciarsi alle spalle l’angoscia e la sofferenza di verifiche, esami e professori simpatici. Quando si scopre che è possibile decidere da sé quando dare gli esami, cosa studiare, quando studiarlo, perché studiarlo, ed in certi casi addirittura se frequentare le lezioni oppure no, l’ebbrezza della libertà investe con violenza alcuni, che ricolmi di entusiasmo decidono di godersi l’acquisita libertà rimandando l’inizio dello studio. Alle volte questi soggetti si rifiutano addirittura di informarsi su quali esami dovranno sostenere, quali libri saranno necessari o come si chiami la propria università.

Così accade che passano i primi giorni, avvolti da un’aurea di pace ed entusiasmante senso di autodeterminazione, che nel giro di poche settimane si trasformano in mesi. Alla fine di questo processo, lo studente opta per una prima avventurosa escursione in classe, per assistere ad una lezione. Accompagnando il suo ingresso con uno smagliante sorriso, espressione di libertà e gioia, lo studente inizia a chiacchierare coi presunti colleghi, o ad origliare le loro accademiche conversazioni; improvvisamente inizia a sentirsi fuori luogo, un pesce fuor d’acqua. I presenti parlano di professori, esami parziali, medie accademiche, date, laboratori, compiti, a volte stanno già discutendo dell’argomento della loro tesi!

Lo studente comincia allora a sperimentare nuove sensazioni: sudorazione fredda, tremore degli arti, disturbi gastrointestinali, brividi, terrore, panico.
Lo studente ha appena acquisito una nuova consapevolezza: non avrebbe mai immaginato che la sua nuova libertà implicasse anche una responsabilità!
Così accade spesso a coloro che, seppur iscritti in università già da parecchi mesi, iniziano a rendersene conto solo col passare delle stagioni.

La seconda tipologia di studente è quella che suscita il panico nella prima.
Ferventi e ricolmi di entusiasmo per il nuovo cammino che si apre davanti a sé, questi studenti memorizzano senza parsimonia ogni tipo di informazione riguardante la propria università ed il proprio corso di studi. Spesso, quando la segreteria universitaria tarda a rispondere alle numerose e-mail richiedenti informazioni dettagliate ed inaccessibili, questi studenti rappresentano un’alternativa più che valida; non sorprenderebbe scoprire che la segreteria stessa, quando incapace di reperire informazioni importanti, regolamenti o procedure, si possa rivolgere a questi individui per colmare le proprie lacune.
Qualora si abbia bisogno di informazioni sui professori, questi studenti sono in grado di manifestare uno sprezzante dispregio della Privacy di questi ultimi, fornendo informazioni della più svariata natura, dalla qualità delle lezioni, al programma di studio, ad informazioni familiari fino a dati personali e storie d’infanzia.
Il loro metodo di studio ricorda quello dei monaci amanuensi nel medioevo; ricopiatura dettagliata dei libri di testo sul proprio quaderno degli appunti, con miniature e rifiniture degne della più severa abbazia. Per tali studenti il 18 è eresia, il 25 una condanna. Il 30 è l’unico voto, esclusa la lode, in grado di suscitare un accenno di soddisfazione.
Questi studenti conoscono a fondo persino le intricate mappature degli edifici universitari, e sono spesso in grado di dimezzare i tempi di spostamento da un’aula all’altra grazie a percorsi sconosciuti e passaggi segreti.
Fra queste due categorie, lungo una via di mezzo, si colloca il restante corpo studentesco, in perenne oscillazione fra i due estremi, ed in costante conflitto con sé stesso per il fatto di non sapere a quale dei due poli ambire.

Il consiglio è semplice: vivere l’università con responsabilità ed impegno, ma senza perdere la propria serenità. La vita non termina per un esame non passato, per un pessimo voto o per un anno di studio fuoricorso.
Il nostro scopo è non smettere di migliorare. Paragonarci ad altri non ci aiuterà a scoprire la nostra strada, e spesso ci impedirà di vivere con soddisfazione i nostri piccoli o grandi successi. Viviamo per essere ogni giorno migliori di come eravamo il giorno prima: questo è il successo.
Lo studio non deve essere un fardello, ma un percorso che – anche se in salita – ci permetta di sognare in grande, senza rinunciare alla qualità della nostra vita.

I sogni devono essere prioritari, ma senza l’impegno necessario per concretizzarli, rimarranno chiusi nel cassetto. Realizzarli non implica necessariamente che dobbiamo essere perfetti, così come non costringe a sofferenza ed ansia per ogni nostro fallimento.
Apriamo i cassetti, facciamolo con fiducia, grande aspettativa, impegno e responsabilità.

Tommy

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