NO AL BULLISMO: UNA LETTERA PER TE

Sei troppo magro/a”, “sei troppo grosso/a”, “guarda che cosce che hai”, “lavati”, “sei troppo alto/a”, “non farai mai niente”, “se non fossi nato/a sarebbe stato meglio”. Frasi, etichette, solo alcune in realtà, che ogni giorno tantissimi ragazzi si sentono dire da chi come loro affronta questa incredibile esperienza che si chiama vita. Bulli e vittime, capi e sottomessi, forti e deboli, amati e disprezzati, reginette della scuola ed escluse, modelle e grassone. Sembra che la vita si divida in categorie, e sembra che in queste dicotomie ci siano sempre delle vittime. Negli ultimi anni, con la diffusione dei social, e il loro utilizzo per qualsiasi cosa, i casi di bullismo, e adesso anche cyber-bullismo sono aumentati. È facile nascondersi dietro una tastiera, insultare, manipolare e talvolta indurre all’autolesionismo o al suicidio i cuori più fragili . Questo articolo vuole parlare a tutti, a voi ragazzi che state leggendo e dirvi che la vostra vita vale molto di più. A te bullo, o a te che qualche volta che hai detto parole scorrette sui social, a scuola, per strada, pensaci prima di rifarlo. A volte non sembra ma le parole hanno un’eco incredibile: feriscono l’anima in profondità, tanto da condizionare l’altro. A te bullo: amati, sentiti amato. Non hai la necessità di sfogare la tua rabbia per sentirti qualcuno, tu sei già qualcuno. Sei un essere umano che può fare la differenza perché ha un valore. Non ti senti visto? Non ti senti ascoltato? Non far sì che la gente lo faccia perché con i tuoi gesti hanno portato qualcuno a stare male, essere depresso o ancora peggio alla morte. A volte ti saresti aspettato un abbraccio, e magari non è arrivato. Il tuo senso di solitudine ti ha portato delusione e insoddisfazione, ma non è distruggendo altre vite che ti sentirai meglio, anzi. A te bullo, sei amato.

E adesso tocca a te. A te che dietro una tastiera non “fai il leone” ma ti nascondi perché sei fragile, perché ti vergogni, perché meglio la solitudine della tua stanza che gli insulti nei corridoi della scuola, a te che ti rifugi in un gioco pure di non guardarti allo specchio perché quello che vedi non ti piace. Mi rivolgo a te dicendoti che nessuno ha il diritto di etichettare chi sei, tu sai chi sei. La tua luce deve brillare. Fermati e scrollati di dosso tutti gli insulti ricevuti, le cattive parole. Sei troppo alto? Bene fanne un punto di forza! Sei troppo grasso? Bene, usalo a tuo vantaggio. Pensa a te, migliorati, cresci, e definisciti da solo. La cultura in cui viviamo, il mondo che vediamo conduce alla via dell’omologazione: meglio uguali che diversi. Meglio l’i-phone che un semplice telefono “altrimenti sei sfigato”! E l’elenco sarebbe lunghissimo!

Ora voglio dire a tutti noi una cosa che forse abbiamo sentito tante volte ma è molto vera: siamo tutti diversi, tutti pezzi unici. La nostra bellezza sta nel riuscire a mostrare chi siamo, amandoci e rispettandoci. Ed è solo così che riusciremo a vedere l’altro, ad amarlo, rispettarlo, valorizzarlo. L’hashtag #noalbullismo dovrebbe partire dal “apprezzati, vali per come sei”. Finisco questo articolo proprio con il messaggio lanciato da Tik Tok in questi giorni: “No” a qualunque tipo di violenza o vessazione e un gigantesco “si” alla voglia e al diritto di essere sé stessi sempre e comunque.

Ramona

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