Tik-Tok e le challenge: ecco la verità dietro i video

Una ragazzina di soli dieci anni trovata morta con la corda dell’accappatio al collo, due ragazzi che si lanciano dalla finestra, decine e decine di teenagers che si autolesionano fino a togliersi la vita. Dalla Blue Whale a Jonathan Galindo fino ad arrivare all’ultima e letale Blackout Challenge: sono le sfide del web, qualche anno fa su Facebook e ora su TikTok. Complice la quarantena ma non solo, migliaia di adolescenti si sono trovati a casa senza poter vedere i propri amici, ma a distanza di pochi click si può aprire un mondo, quello di internet. Spesso a far la differenza è una poca conoscenza del social network: molti infatti pensano che TikTok serva solo a fare dei video divertenti di pochi secondi, dei balletti, o una semplice interpretazione teatrale. D’altronde scorrendo lo schermo si vedono volti felici e pieni di vita, un ragazzino non può immaginare quello che a volte si nasconde, e in tanti casi neanche i genitori.

Il meccanismo è quasi sempre lo stesso: si viene adescati tramite messaggio privato, alcune volte minacciati, e infine plagiati per dover dimostrare chissà che cosa a qualcuno. I ragazzi condividendo il tutto su internet e tramite le chat creano nuovi adepti allargando in questo modo la rete attorno la challenge.

Per Antonella, la bambina di dieci anni di Palermo non c’è stato nulla da fare: aveva visto un video su Tik Tok, poi aveva chiesto la corda dell’accappatioio al padre, ma nessuno poteva immaginare quello che sarebbe successo. La Blackout challenge infatti prevede una vera e propria gara di resistenza al soffocamento, presentata sottoforma di “gioco”, tutto è tranne che quello.

Ma la sua storia non è l’unica, infatti la quotidianetà di una famiglia a Firenze è stata interrotta bruscamente da questo messaggio: «Mami scusami, ma non mi sento tanto bene. Starò bene o da papi o da un’amica. Appena trovo un telefono ti chiamo. Scusami, ti amo», queste sono le ultime parole di una ragazza di Firenze lasciate tramite un bigliettino insieme a due telefonate. Dalle ricostruzioni sarebbe fuggita con una coetanea anche lei presente sul social network, spostandosi molto frequentemente e continuando a postare video sulla rete. Il nome della Tik-Toker con cui è fuggita non è nuovo alle forze dell’ordine: ha molti followers e lo scorso anno avrebbe costretto un 21enne disabile a spogliarsi su instagram. Il ragazzo avrebbe in seguito pensato al suicidio.

Non credo che la risposta sia accanirsi contro Tik-Tok, perché il problema si ripresenterebbe su un altro social-network. Sono convinto che oggi più che mai c’è la necessità di essere educati al digitale, per poter riconoscere le challenge che potrebbero essere pericolose, e per poter usare i social network in maniera più consapevole.

Andrea

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