Binge drinking: intervista a un fenomeno subdolo
Sbronza, sbornia o ciucca sono i nomi più in voga in ambito nazionale, “binge drinking” è invece la definizione internazionale che dà una specifica connotazione ad un fenomeno che è sempre più diffuso tra i giovanissimi.
Nel 2018, la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS – Università Cattolica ha sottoposto a un campione di 2704 giovani, di età compresa tra i 13 e i 20 anni, che frequentavano le scuole superiori della Capitale e di altre città del Lazio, dei questionari per valutare il loro consumo di bevande alcoliche, di fumo, di droghe e il quadro psicologico individuale. Circa l’80% del campione ha dichiarato di consumare bevande alcoliche (nonostante nel nostro Paese la vendita di alcolici ai minori sia vietata).
Ovviamente non si tratta di un fenomeno nuovo, ma ciò che allarma è la fascia d’età colpita, in quanto di anno in anno tende sempre più ad abbassarsi. «È che alla fine con me ci si diverte, per questo tendo ad essere sempre più protagonista tra i ragazzi», dice.
Anche se immediatamente si pone sulla difensiva verso chi lo addita come tra i mali più subdoli che si insinuano tra gli adolescenti: «Sono stanco di essere considerato la causa dei problemi dei ragazzi di oggi. Ci tengo a precisare che io arrivo quando c’è già qualcosa che non va propriamente bene nelle loro vite.»
Ma allora fermiamoci un attimo, prima di proseguire, mi puoi chiarire bene quest’ultimo aspetto?
«Ascolta, non ho molto tempo da perdere con questi discorsi noiosi, però ti dico una cosa, guarda un po’ più da vicino il fenomeno. Ciò che attrae di me i ragazzi è la possibilità di trascorrere alcuni momenti di spensieratezza, senza freni inibitori, in cui ciascuno riesce ad avere una percezione di se stesso migliore. Il perché i ragazzi hanno bisogno di questo, a me non interessa… a te sì?»
Vorresti dirmi che in realtà sei “solo” la conseguenza di qualcos’altro?
«Senti, mi stai stufando… guardati intorno, guarda i volti di questi ragazzi. Sono sorridenti, si divertono. Guarda per esempio quel ragazzo che balla di fronte ai suoi amici… lui è uno sfigato e continuerebbe ad esserlo se non fosse per me, che lo faccio divertire un po’.»
E cosa succede dopo?
«Il dopo non è affar mio. Il dopo è affar loro. Posso dirti che qualcuno lo vedo vomitare, qualcuno diventa violento con chiunque, qualcuno si mette addirittura alla guida… ed è lì che comincia il divertimento per me!»
Le tue risposte non fanno altro che confermare la tua indole ipocrita e ingannatrice…
«Non ho bisogno di nessuno che mi faccia la morale. Come dite voi “acculturati”? Do ut des… non si fa nulla per nulla. Io dò loro qualche ora di felicità e spensieratezza, e loro danno a me momenti di puro divertimento. Dovresti vederli! Collassano, si picchiano tra di loro, arrivano a fare cose di cui il giorno dopo non ricordano assolutamente nulla.»
Un recente studio scientifico, sostiene che in adolescenza potresti avere anche effetti irreversibili sui circuiti cerebrali che sono ancora in via di sviluppo. Non ti sembra che stai esagerando?
«Ti rispondo con un’altra domanda. I ragazzi bevono quando sono in compagnia e per festeggiare perché così si sentono disinibiti e protagonisti della vita sociale. Ti sembra normale che il bere sia visto da tutti questi giovani come l’essenza della convivialità?»
Ragazzi, c’è molto di più oltre quel bicchiere di vodka.
Il vero divertimento, quello duraturo, non lo si raggiunge perdendo il controllo. Il vero divertimento è quello che viviamo quando siamo pienamente coscienti di ciò che facciamo. Quando a distanza di ore, non ci vergogniamo di ciò che è successo. Quando rendiamo felice chi ci sta intorno.
Il vero divertimento non annulla noi stessi. Sfruttiamo ogni singolo giorno godendoci gli amici e la famiglia, dicendo alle persone che amiamo che le amiamo. Ciascuno di noi è chiamato a vivere una vita straordinaria! Tutto il resto, è solo un pericoloso surrogato.
Domenico