#stophatespeech – “Scegliamo le parole giuste”
L’Autorità per le Comunicazioni alza un muro contro le parole dell’odio che si moltiplicano in televisione, sui social, alla radio, sulla stampa. Un regolamento – approvato da poco – impone agli editori, a tutte le trasmissioni (anche di intrattenimento) e ai social di evitare o cancellare “espressioni di odio” che incoraggino alla violenza e all’intolleranza.
Queste parole – spiega l’Autorità – prendono di mira bersagli specifici (come le donne, gli omosessuali, i meridionali, gli immigrati, i rom, le persone di colore, i musulmani). E fanno leva su stereotipi e luoghi comuni, del tipo “è noto che gli stranieri portano qui da noi le malattie”, “che rubano in casa o i nostri posti di lavoro”, che le donne “certe cose se le cercano”. (Repubblica.it)
Nello spot tv lanciato dall’Agcom si vede un adulto che, dopo aver fatto zapping in tv tra un notiziario che parla di campagna d’odio alla quale siamo sottoposti, scene di guerriglia urbana e un talk show in cui i telespettatori assistono divertiti ad una rissa tra i partecipanti, torna a giocare a scarabeo con bambini di varie etnie. A questo punto l’adulto compone solo parole negative, e i secondi, integrano le parole negative dando vita a termini di inclusione.
Molte volte è necessario guardare da un’altra prospettiva la realtà nella quale siamo costantemente immersi, per renderci effettivamente conto di quanto questa ci sta influenzando. Per quanto assurdo ci possa sembrare, parole e idee possono cambiare il mondo. E lo stanno già facendo, ma in modo negativo. Fino a quando ci lasceremo affogare in questa pigrizia mentale, continueremo ad essere vittime e complici di tutto questo.
Con le nostre parole possiamo fare bene o male. Saperle usare bene, in questo momento storico, è davvero un gesto rivoluzionario.
Cambiare il nostro mondo passa sempre prima dal cambiare il linguaggio e noi, rivoluzionari, dobbiamo essere un esempio in questo. Ci state?
Domenico
redazione IAMREV