SEMPLICEMENTE WILLY

Willy Monteiro Duarte, semplicemente Willy per noi e l’opinione pubblica, è il ragazzo a cui è stata tolta la vita, senza alcuna ragione se non quella di essere “immigrato”. O almeno così è stato definito. Willy, in realtà, era solo un ragazzo di ventuno anni che ha provato a difendere un amico preso di mira dai bulli, dai forti, da coloro che pensano di terrorizzare il prossimo. Forse per questo ragazzo italo- capoverdiano non era così, magari aveva paura ma non al punto di lasciare il suo amico in difficoltà.

Social e testate giornalistiche sono colme di questa brutale storia: opinioni, credenze e posizioni politiche girano intorno alla morte di un ragazzino. Etichette su etichette: Willy era un immigrato, Willy era nero, Willy era un bravo ragazzo, Willy era integrato. Willy era semplicemente Willy, un ragazzo di ventuno anni. Willy era semplicemente un essere umano: una vita di scelte, di felicità e dolori, con dei genitori e probabilmente con una famiglia da costruire in un futuro. Willy, però, adesso non farà nulla di tutto questo perché i quattro ragazzi che l’hanno pestato a morte non hanno visto un essere umano ma solo un ragazzo immigrato, nero. Qualcuno ha cercato di beatificare la figura di Willy definendolo un bravo ragazzo o integrato perfettamente affibbiandogli caratteristiche a favore di questa tesi, come se assomigliare di più all’italiano devoto al proprio dovere fosse una motivazione per non ucciderlo. Willy non doveva morire perchè integrato, diplomato, studioso, bravo ragazzo, Willy non doveva morire massacrato di botte in quanto ESSERE UMANO.

Probabilmente il gap della nostra società sta proprio qui: trattare le persone in base all’etichetta che siamo stati pronti ad affibbiargli dimenticandoci che prima di essere qualsiasi cosa siamo carne e sangue, cuore e mente, siamo uguali nella diversità. Indignarsi purtroppo non basta se vogliamo una società diversa. Oggi la vittima è Willy, domani avrà un altro nome, magari il tuo o quello di un tuo amico, tuo fratello, tuo cugino. Tutti improvvisamente possiamo diventare Willy nella mani di una società che istiga all’odio e al disprezzo.

C’è qualcosa che però, tutti, possiamo fare. I piccoli passi verso il cambiamento: facciamo che il dolore diventi azione. Proponiamo gentilezza invece di arroganza, abbracciamo invece di creare muri, accogliamo invece di difendere il nostro a tutti i costi, sorridiamo invece di coltivare rabbia, difendiamo i deboli invece di restare in silenzio davanti alla brutalità, proteggiamo invece di deridere. Un atteggiamento positivo dona speranza, un atteggiamento negativo non fa altro che attendere il prossimo Willy di turno. Io, tu, noi possiamo fare ed essere la differenza. Un mondo che parla di odio ha bisogno di essere colorato d’amore. Vi lascio con un motto che possa ispirarci ogni giorno: “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”.

Ramona

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