Cercatevi uno specchio!

Ben ritrovati rivoluzionari! Come stanno andando le meritate vacanze? La maggior parte di voi, probabilmente, non risponderà a questa domanda, perché in questo momento è al mare e il tempo per leggere un articolo come questo non vuole neppure avercelo. È allora col resto di voi che voglio parlare oggi: a quella minoranza, quasi sempre ignorata e che poi alla fine fa la differenza, che voglio scrivere. Alcuni di voi hanno appena sostenuto la maturità ed ora sono sulla soglia di un nuovo inizio, terribile e meraviglioso. Che la scuola, negli ultimi dodici anni della vostra vita, vi abbia deluso o incoraggiato, smontato o formato, adesso non conta. Quello che conta in questo penultimo giorno di luglio è che guardandovi indietro, vi troviate uno specchio. Avete capito bene, uno specchio. Perché se quello che vi lasciate alle spalle vi ha deluso, non dovete per questo rassegnarvi, piuttosto guardate avanti; e se invece quello che vi lasciate alle spalle vi ha soddisfatto, non dovete per questo accontentarvi, piuttosto guardate avanti.

Dovete sforzarvi di “incontrarvi con il Successo e la Sconfitta e trattare questi due impostori allo stesso modo” – come recita una poesia di Kipling – perché voi non siete né l’uno né l’altro: voi siete il riflesso del vostro domani, di tutto ciò che ancora potete e dovete diventare, di chi siete non di ciò che fate.

Per questo vi dico,  cercatevi uno specchio e guardateci dentro: vi mostrerà la strada che si apre davanti a voi e che siete chiamati a percorrere. E  non ditemi che il problema non è quanto male sia andata finora, ma quanto male rischia di andare ancora! “Cosa devo fare adesso? A che facoltà devo iscrivermi? E sbaglio indirizzo? E se poi non trovo lavoro?”

Ultimamente, almeno la metà di voi si è abituata a queste e ad altre mille domande, mentre l’altra metà sta dando fuori di testa pur di non dover rispondere. È tutto normale, tranquilli. È una controindicazione ordinaria che capita a chiunque diventi adulto. Siete “maturi” ormai ed è proprio per questo che non sapete più quale sia la cosa giusta. Se ci pensate, sono proprio i frutti maturi che se ne stanno, penzolanti dai rami, sul punto di cadere, senza sapere esattamente quando e come lo faranno. Eppure alla fine lo fanno: che qualcuno arrivi a raccoglierli o un po’ di vento li inviti al grande salto, ci riescono, fanno la cosa giusta.

Perciò è proprio quando non vi sentite all’altezza, quando non vi sentite preparati che potete essere sicuri di essere pronti, perché non saprete mai qual è la cosa giusta da fare finché non l’avrete fatta.

Non preoccupatevi di fare la cosa giusta, ma di essere la persona giusta: una di quelle che facendo parte della minoranza fa sempre la differenza, che limitandosi a starsene sul proprio ramo è al posto giusto per arrivare, prima o poi, “naturalmente” a fare la cosa giusta.

Perché la verità è che ti può capitare di fare la cosa giusta ed essere comunque la persona sbagliata: se invece sarai la persona giusta inevitabilmente farai anche la cosa giusta.

Cari rivoluzionari preoccupatevi solo di questo: di essere giusti, di essere voi stessi, di essere grandi nelle piccole cose: cominciando, ad esempio, leggendo una poesia, una di Jorge Luis Borges, magari, dal titolo, guarda caso, “I giusti”. Credo proprio sia un buon modo per voi di iniziare e per me di concludere.

“Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.

Chi è contento che sulla terra esista la musica.

Chi scopre con piacere un’etimologia.

Due impiegati che in un caffè del Sur giocano in silenzio agli scacchi.

Il ceramista che premedita un colore e una forma.

Il tipografo che compone bene questa pagina, che forse non gli piace.

Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.

Chi accarezza un animale addormentato.

Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.

Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.

Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.

Queste persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.”

 

Gionathan

Redazione IAMREV

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